L'allevamento


 

L’ALLEVAMENTO IN CATTIVITA’

Le Testudo necessitano di ampi spazi all’aperto con ampie zone d’ombra, ripari e/o ricovero estivo/invernale. Se non si ha a disposizione molto spazio il minimo necessario per una coppia di Testudo, sia Hermanni, che Graeca che Marginata, è di almeno 4-6 mq e la recinzione, sia essa fatta a rete metallica, con muretto o in legno, viste le dimostrate inaspettate abilità di arrampicata, deve essere "a prova di fuga" quindi interrate almeno di 15 cm e alte almeno 30-50 cm in base alla grandezza dell’animale.

Le Testudo, essendo animali a sangue freddo, necessitano di raggiungere la temperatura corporea ideale per attivarsi completamente, circa 30°C, esponendosi ai raggi diretti del sole della prima metà della mattinata, ideali per la termoregolazione e il fissaggio del calcio nelle ossa, e del tardo pomeriggio.

Le ore più calde della giornata le Testudo le trascorrono invece all’ombra; questi animali infatti non sopportano l’eccesso di calore che potrebbe portarli rapidamente alla morte per surriscaldamento se fosse impossibile trovare un riparo adeguato.

Occorre infine evitare microclimi eccessivamente umidi che potrebbe provocare problemi respiratori e favorire l’insorgenza di patologie come raffreddori o polmoniti.

 

L’ALIMENTAZIONE

Come già accennato la Testudo è una specie quasi esclusivamente vegetariana che si alimenta di piante molto comuni e ben bilanciate dal punto di vista nutritivo (rapporto Calcio:Fosforo pari a 2-4:1) come le selvatiche tarassaco, piantaggine, cicoria selvatica, erba medica, sulla, trifoglio, malva e le più comuni e familiari insalate nostrane come la romana, la cappuccina, la cicoria, il radicchio, la riccia, la canasta, la valeriana ecc. con esclusione delle nostre "verdure". I frutti costituiscono invece una minima parte della loro dieta (meno del 10%), quindi è consigliabile non eccedere nelle quantità.

Allevata in cattività la Testudo (H, G ed M) è un animale fortemente opportunista che accetta tutto quello che è commestibile pertanto è sconsigliato assecondare questa tendenza che porta a gravissime conseguenze per la loro salute: insufficienza renale, danni epatici, deformazioni alla corazza (malattia ossea metabolica - MOM) fino al decesso.

Si riportano di seguito gli alimenti da eliminare tassativamente dalla loro dieta:

 

 

 

 

 

 

il cavolo, gli spinaci e la barbabietola inibiscono direttamente il fissaggio del calcio nelle ossa;

la carne e i prodotti di origine animale diminuiscono la portata del calcio disponibile;

fagioli e piselli, contengono molte proteine;

il pane, la pasta e la frutta promuovono una crescita eccessivamente rapida ed espongono gli animali a gravi problemi di salute;

il latte e il formaggio sono altamente pericolosi per le tartarughe che non possiedono gli enzimi per digerirli e pertanto questi fermentano al loro interno;

secondo alcuni veterinari esperti anche i pomodori, seppur amati dalle testuggini, sono da evitare per una componente di calcio che non permette il fissaggio nelle ossa.

Per quanto riguarda l’acqua, la migliore soluzione è quella di bagnare le foglie prima di darle alle nostre tartarughe. Queste prima di iniziare a mangiare berranno sicuramente tutta l’acqua. Poi può essere consigliato fare un bagnetto caldo a settimana per integrare lo stato di idratazione facendo attenzione a mantenere gli esemplari separati tra loro e sfruttando le giornate più calde in modo da non correre il rischio di raffreddori.

Si sconsiglia l’uso di vaschette fisse con acqua all’interno dell’area di allevamento, come anche il bagnetto di gruppo, per il semplice motivo che le tartarughe una volta in acqua, dopo aver bevuto, rilasciano urina e feci e pertanto non è "consigliabile" lasciare il tutto a disposizione degli altri esemplari presenti.

 

LA RIPRODUZIONE

Riguardo al dimorfismo sessuale, nei maschi delle testuggini l’organo copulatore viene estroflesso nel momento dell’accoppiamento attraverso l’apertura della cloaca. Questa peculiarità fa sì che la distinzione del sesso viene effettuata attraverso caratteri sessuali secondari maggiormente sviluppati negli esemplari sessualmente maturi (4-6 anni per i maschi, 6-9 anni per le femmine). Per quanto riguarda i piccoli di 1-2 anni questi, se non ad un occhio molto esperto e attraverso la comparazione con numerosi esemplari, sono praticamente sessualmente indistinguibili.

 

Femmina di Testudo H. Hermanni Maschio di Testudo H. Hermanni

 

A seconda delle specie di Testudo questi caratteri sessuali sono più o meno evidenti rispetto alle altre specie:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

i maschi hanno una coda lunga, robusta e grossa alla base (nelle T. Hermanni è anche presente un astuccio corneo ben sviluppato) mentre le femmine hanno una coda più piccola e corta (nelle T. Hermanni femmine l’apice corneo non è così pronunciato);

la distanza dell’apertura della cloaca dalla base della coda è maggiore nei maschi;

i maschi hanno un piastrone concavo nel senso longitudinale mentre il piastrone delle femmine e dei giovani è piatto;

gli scuti anali del piastrone formano un angolo molto più ampio nel maschio mentre l’altezza degli stessi scuti è inferiore rispetto alla femmina;

i maschi adulti sono di taglia più piccola rispetto alle femmine adulte (ad eccezione delle Testudo Marginata dove avviene il contrario);

lo scuto sopracaudale di un maschio è incurvato verso il basso mente nella femmina è "in linea" col resto del carapace (ad eccezione delle Testudo Marginata dove il maschio ha un evidente carapace scampanato all’altezza delle ultime squame marginali posteriori);

nelle T. Hermanni il maschio ha il carapace a forma di pera rispetto alla femmina che è tondeggiante più o meno allungato.

 

 

Le Testudo si accoppiano durante tutto il periodo di attività ossia dalla primavera all’autunno, a seconda delle condizioni climatiche, con un calo durante i mesi estivi più caldi.

Il rituale è molto aggressivo caratterizzato inseguimenti dei maschi e con morsi alle zampe anteriori, posteriori e sul capo delle femmine fino alla completa resa di quest’ultime ed all’accoppiamento vero e proprio; questa pratica, unitamente alla forte stimolazione della regione cloacale della femmina, può provocare lesioni e danni permanenti se non in rari casi addirittura la morte della femmina.

Per questo motivo si consiglia di ridurre al minimo indispensabile i contatti fra maschi e femmine ovvero di mantenere un rapporto numerico femmine:maschi di 3:1.

Gli accoppiamenti di fine estate sono utili per la fecondazione delle uova dell’anno successivo in quanto le femmine sono in grado di mantenere il seme per circa quattro cinque anni dopo l’ultimo accoppiamento.

 

Dopo un breve periodo alla ricerca del posto migliore per la deposizione delle uova, con eventuali tentativi di scavo, la femmina depone le uova in una buca scavata nel terreno con le zampe posteriori che, una volta ricoperta, diviene praticamente introvabile.

Il numero delle uova varia da femmina a femmina e a seconda delle dimensioni della stessa (da 1 a 10 uova) così come il numero delle deposizioni (da 1 a 4) che si distanziano di circa 15-20 giorni.

L’incubazione in natura richiede circa 90 giorni mentre in incubatrici con temperatura ed umidità costante i tempi si abbreviano a circa 60 giorni.

I piccoli appena nati sono perfettamente formati ed in grado di soddisfare i propri bisogni.

 

IL LETARGO

Con l’arrivo dell’autunno le Testudo attraversano un periodo di rallentamento di tutta l'attività metabolica dovuto appunto alla diminuzione delle temperature, prodromico per il riposo invernale.

Il periodo del letargo, che dura circa 4-5 mesi è un periodo assolutamente naturale nelle testudo e non comporta nessun tipo di problema. In natura le Testudo trascorrono il letargo interrate sotto qualche riparo naturale e l’ideale sarebbe riproporre le stesse condizioni anche nei letarghi in cattività. I problemi maggiori durante un letargo in cattività, che possono di fatto portare anche al decesso, soprattutto degli esemplari più piccoli, sono legati ai seguenti fattori:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

la temperatura di svernamento, sia all’aperto che al chiuso, deve mantenersi attorno ai 5°C, evitando che questa scenda al di sotto lo 0°C e che non arrivi intorno o sopra ai 10°C, questo perché nel primo caso l'animale congelerebbe mentre nel secondo caso potrebbe attivarsi nuovamente l’attività metabolica dell’esemplare con conseguente consumo eccessivo delle riserve accumulate nel periodo di attività (ovviamente la temperatura andrebbe calcolata dove si trova l’animale, quindi sottoterra se interrato);

l’umidità di svernamento, purché moderata, è altrettanto importante in quanto aiuta ad evitare una eccessiva disidratazione;

le tartarughe che effettuano il letargo devono avere lo stomaco e l’intestino vuoti al fine di evitare che il cibo non digerito possa fermentare o putrefare all’interno dell’esemplare. Normalmente le tartarughe riducono progressivamente l’assunzione di cibo in prossimità dell’avvicinarsi del freddo per cui è sconsigliato ritirare gli animali in casa per ripararle dal freddo notturno per poi rimetterle fuori di giorno. Così facendo gli animali sono incapaci di regolarsi autonomamente per il letargo;

è invece importante far bere le tartarughe prima del letargo in modo da conservare una riserva di liquidi utile in caso di bisogno;

è consigliato effettuare delle visite periodiche durante il letargo al fine di controllare seppur limitatamente gli esemplari e rilevare eventuali problemi. Un’operazione consigliabile è quella di provvedere alla pesatura degli animali prima e dopo il letargo per verificare che la perdita di peso sia compresa entro determinati limiti fisiologici corretti (massimo 10% del peso). Tale pesatura può essere effettuata anche nel corso del letargo; in questo caso l’animale non dovrebbe perdere più dell’1-2% del proprio peso per ogni mese di letargo. In casi di perdite di peso significativamente superiori - spia di una situazione anomala - si consiglia di interrompere il letargo e riportare l’animale a temperature "estive";

gli esemplari malati o denutriti o che non hanno recuperato il loro peso entro il mese di agosto non vanno mandati in letargo per il semplice fatto che qualsiasi situazione patologica tende inevitabilmente a degenerare durante questo periodo;

riguardo ai piccoli appena nati (soprattutto quelli di fine estate) questi possono sopportare i 4-5 mesi di letargo anche se è consigliabile ridurre la durata ad un paio di mesi limitatamente a questo primo anno di vita.